DOSSIER SICUREZZA BICI

A cura dell'associazione Bici & Dintorni – Torino

Informazioni per la sicurezza e la tutela dei diritti dei cittadini in bicicletta

Sommario 

  Il ciclista e il codice
  • i bambini 
  • il casco 
  • i traumatismi al capo
  • il primo soccorso
  • ciclisti in maschera?
Sicurezza montata sulla bici 
  • una taglia per la bici 
  • verifiche di sicurezza
  • i freni
  • le luci
  • il campanello
• Ciclista e traffico cittadino
Chi rompe paga? 
cosa fare dopo un incidente 
assicurazioni

IL CICLISTA E IL CODICE DELLA STRADA
Osservare il Codice della Strada (c.s.) e il suo Regolamento di esecuzione (reg.) non è solo un dovere, ma anche il primo presupposto per il riconoscimento dei propri diritti in caso di incidente. La bici deve sottostare a tutte le norme generali sui veicoli  e a quelle create specificamente per lei; se è condotta a mano, si applicano le norme sui pedoni.

Definizione
I “velocipedi” sono “veicoli con due o più ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali od analoghi dispositivi, azionati dalle persone che si trovano sul veicolo” (art.50 c.s.). Possono portare più di una persona solo se appositamente costruiti (art.182 comma 5 c.s.). Per il trasporto bambini, si veda più avanti.

Caratteristiche tecniche
I velocipedi non devono eccedere m 1.30 di larghezza, m 3 di lunghezza, m 2.20 di altezza (art. 50 c.2 c.s.). Devono avere (artt. 68 c.s. 224 e 225 reg.) pneumatici, freni indipendenti, un campanello udibile a 30 metri, luci elettriche bianche o gialle anteriori e rosse posteriori, catadiottri omologati rossi posteriori, gialli sui pedali e sui lati di ciascuna ruota (anche le bici da corsa tranne che in gare autorizzate). Fanali e catadiottri devono essere montati ed usati solo da mezz’ora dopo il tramonto a mezz’ora prima del sorgere del sole, o di giorno in ogni circostanza di scarsa visibilità, gallerie comprese ( artt. 68 comma 2 e 3;  152 comma.1 c.s.).

I bambini
“E’ consentito al conducente maggiorenne il trasporto di un bambino fino a otto anni d’età” art. 182 c.5 c.s.) con “apposito sellino con braccioli e schienale con una barra di assicurazione tra i braccioli. Il sellino non deve superare la sagoma del velocipede, deve essere installato in modo da non intralciare la visuale al conducente e la possibilità e libertà di manovra...deve essere ancorato saldamente al telaio del velocipede1, deve essere dotato di un sistema di protezione per le gambe e di bretelle di contenzione...deve essere omologato” (art. 377 comma 5 reg.). A fine 1996 un nuovo regolamento fisserà altre norme in materia. Chiedere informazioni presso le associazioni cicloecologiste.

Dove non si può e dove si deve andare
Divieto di circolazione su autostrade, strade extraurbane principali e su tutte le strade a queste analoghe indicate da segnaletica di “divieto alle bici” (art. 175 c.s.). Obbligo di circolazione, se ci sono, sulle piste ciclabili (“parte longitudinale della strada, opportunamente delimitata, riservata alla circolazione dei velocipedi”, artt. 3 e 182 c.9 c.s.). Nelle aree pedonali, divieto (però derogabile espressamente, art.3 c.s.)
2. I marciapiedi sono solo per i pedoni (art. 3 c.s.).

I percorsi separati dal traffico:
PISTA CICLABILE PISTA CICLABILE
CONTIGUA AL MARCIAPIEDE
PERCORSO PEDONALE
E CICLABILE

Dove mi metto ?
"I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due; quando circolano fuori dai centri abitati devono sempre procedere su unica fila, salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell’altro" (art.182 comma 1 c.s.). I velocipedi devono “essere tenuti il più vicino possibile al margine destro della carreggiata” (art.143 comma 2 c.s.) anche quando è ammessa la marcia per file parallele (art.144 comma 2 c.s.), salva la necessità di svoltare a sinistra negli incroci senza semafori o sorpassare (art.148, 154 c.s.).

Bici e semafori

Incrocio tra strada e pista ciclabile: è l’unico caso in cui è previsto un semaforo speciale per bici (luci a forma di bici). Qui la bici si comporterà come un veicolo seguendo la traiettoria indicata dal suo semaforo. Altrimenti, “in assenza di lanterne semaforiche per velocipedi i ciclisti sulle intersezioni semaforizzate devono assumere il comportamento dei pedoni” (art. 41, comma 13 e 15 c.s.). Questa espressione deve intendersi (secondo il parere dato alla Federazione degli Amici della Bicicletta dal Capo dell’ ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale del Ministero dei Lavori Pubblici) nel senso che la norma “non impone che si scenda dalla bicicletta per attraversare a piedi”, pur costringendo a passare sulle strisce pedonali scostandosi dalle corsie per veicoli.

“In corrispondenza delle intersezioni disciplinate da semafori, i conducenti dei veicoli a due ruote possono, nella corsia... affiancarsi agli altri veicoli in attesa del via” ma “la manovra a zig-zag” per portarsi avanti è vietata (art. 346, comma 6 e 7 reg.).

TRANSITO VIETATO     ATTRAVERSAMENTO  ATTRAVERSAMENTO
ALLE BICICLETTE      CICLABILE     CICLABILE

Bici a mano

É obbligatorio portare la bici a mano se: - si intralciano i pedoni (art. 182 c.s.)
- "nel caso di attraversamento di carreggiate a traffico particolarmente intenso” nonché “dove le circostanze lo richiedano" (art. 377 reg.)
- quando c’è un cartello esplicito di divieto di transito e in area pedonale priva di deroga pro-bici (art.3 c.s.).

Comportamento in bici

In strada è vietato fare di “improvvisi scarti” e “zig-zag” (art, 377 reg.); obbligo di tenere “libero l’uso delle braccia e delle mani” e di “reggere il manubrio almeno con una mano” e di non limitarsi visuale e libertà di manovra; divieto di farsi trainare e trainare veicoli (art. 182, comma 2 e 3 c.s.)

Segnalazioni con le braccia

Ogni variazione di traiettoria va segnalata, o con le frecce luminose analoghe a quelle per gli altri veicoli (art. 225 comma 6.reg.) o, in assenza, sporgendo di lato le braccia.

L’intenzione di fermarsi si comunica alzando verticalmente il braccio (art.154 comma 2 c.s.).

Precedenze speciali

Le bici hanno precedenza sugli altri veicoli se c’è un attraversamento ciclabile segnalato (art. 40 c.s.), caso previsto, per garantire continuità a una pista, con tratteggio sull’asfalto. Le bici devono dare sempre la precedenza, oltre ai casi ordinari, anche se sboccano su una strada ordinaria da una pista ciclabile non “protetta” da strisce o semaforo (art. 145 comma 8 c.s.). Sempre ci vuole “massima cautela” nell’attraversare (art. 377 ult.comma reg.).

NOTE AL TESTO

1)Se si intende “telaio” in senso stretto se ne deduce che i “ carrelli porta-bimbi” sono illegali: Nel silenzio della norma, si può argomentare che un carrello porta-bimbi sia un “carrello appendice” parte integrante del veicolo bici e non sia un “veicolo trainato” (vietato dall’art. 182 comma 3 c.s.). Quindi il telaio del carrello sarebbe parte integrante del telaio della bici, e l’ancoraggio del seggiolino consentito (purché l’insieme bici+carrello resti nei limiti di sagoma dell’art. 50c.s.).

2) Occorre un cartello all’inizio delle isole pedonali.

3) Questa norma, così infelicemente formulata, applicata alla lettera comporta l’obbligo di passare sulle strisce e non sulla corsia per veicoli anche se si vuole andare diritto all’ incrocio semaforizzato, realizzando una traiettoria alquanto bizzarra. Inoltre costringe a svoltare a sinistra impiegando due fasi di semaforo.

4) Le norme di comportamento vigono anche sulle piste ciclabili.

LA SICUREZZA PER IL CICLISTA

L'uso del casco

C’è un luogo comune tra i ciclisti: il casco serve solo a chi fa agonismo, in città è inutile. Le statistiche dimostrano invece che proprio negli impatti di intensità medio-alta il casco serve di più, per evitare che un incidente (anche una semplice caduta) banale abbia esiti gravissimi.

Negli USA più del 50% degli incidenti in bici comportano lesioni alla testa. I traumatologi spiegano che il ciclista in caduta non ha quasi mai il tempo di ripararsi la testa con le mani, tenute fino all’ultimo istante aggrappate al manubrio dall’istintivo tentativo di evitare il “volo”. Inoltre proprio le città, più delle strade extraurbane, sono ricche di elementi come marciapiedi,auto parcheggiate, pali che possono aggravare le conseguenze di urti anche modesti. In USA il 75% dei decessi e il 70% dei ricoveri legati a cadute da bici è per lesioni a collo o testa. L’85% delle lesioni alla testa riscontrate in soggetti senza casco avrebbe potuto essere evitato o contenuto nel danno da casco. Le percentuali salgono ancor più trattandosi di bambini o adolescenti.

Tipi di casco

I caschi a strisce di vecchia concezione danno protezione ridotta ed espongono a lesioni da parte di oggetti o superfici in grado di passare tra una striscia e l’altra. Migliori sono i caschi rigidi, che hanno tutti un nucleo di schiuma densa - polistirene o polipropilene - che assorbe l’energia creatasi all’impatto. Poi possono avere anche un “guscio” esterno al nucleo: quelli a “guscio duro” hanno la migliore azione di diffusione sulla superficie del casco dell’onda d’urto, ma sono i più pesanti. Quelli “senza guscio” assorbono bene l’urto ma hanno una superficie dura, rugosa, che ostacola lo scivolamento. Un compromesso sono i caschi a “microguscio” che combinano peso leggero e capacità di assorbimento e diffusione dell’energia dell’urto.

Le omologazioni

Fondamentale che il casco sia omologato: significa che ha superato prove di assorbimento d’urto, resistenza alla penetrazione, tenuta del cinturino da parte di enti di controllo della qualità. Le omologazioni sono indicate da una decalcomania sul casco. Ogni Paese richiede di norma la propria; per l’Italia è la FCI, per gli Usa abbiamo le severe ANSI e SNELL, la tedesca è la TUV, svedese la SWEDISH.

Le taglie

Di norma ogni casco ha tre o quattro taglie, e si può ulteriormente adattare con spessori. E’ meglio non ricorrere però a spessori troppo grandi. Il casco non va bene se, per stare ben fissato, ostacola il movimento della bocca o se scivola scuotendo la testa.

Come indossarlo

Va indossato basso sulla fronte (circa un dito sopra l’arcata sopraccigliare) e non deve mai scivolare all’indietro esponendo la fronte. I cinturini vanno tirati bene e in modo uguale da ambo i lati; da ogni lato l’incrocio tra cinturino anteriore e posteriore deve situarsi davanti e subito sotto l’orecchio.

Che caldo !

I caschi moderni hanno prese d’aria e sistemi di circolazione d’aria più che validi. Si scelgano sempre colori chiari della calotta.

In caso d'urto Cambiare il casco. La capacità d’assorbimento urti comincia a ridursi dopo i 5 anni di vita. Non togliere il casco ad un ciclista traumatizzato al capo (purché il casco sia rimasto indosso in modo corretto senza pregiudizio della respirazione) prima dell’arrivo dell’ambulanza.

I TRAUMI AL CAPO

È errato considerare il cranio un elmetto naturale. Esso è solo una fragile scatola contenente il cervello.

Individuando tre gradi di gravità, abbiamo traumatismi cosiddetti minori, in cui non c’è frattura cranica, ma movimenti violenti del cervello con commozione cerebrale. Si ha perdita di conoscenza breve, talvolta nausee e vomito, sovente amnesie. Il recupero può essere integrale, ma possono persistere postumi come mal di testa e disturbi della memoria.

Nei traumatismi severi si ha frattura cranica; sovente l’energia dell’ìmpatto è assorbita dalla frattura, dando luogo ad una semplice commozione. Di contro si può verificare un rischio di danno meningeo e di emorragia interna con formazione di ematoma comprimente il cervello (da cui coma, disturbi neurologici gravi, necessità di intervento chirurgico).

Nei traumatismi gravi si hanno coma profondo, rischio di morte, emorragia, infezione cerebro-meningea il cui esito, se non è fatale, lascia postumi importanti, talvolta permanenti (es. paralisi).
In soggetti con arterie fragili, anche un trauma minore può dar luogo a una piccola emorragia nel cervello. Disturbi neurologici da trauma possono manifestarsi alcune settimane (o mesi) dopo l’evento.

Il primo soccorso in caso d'incidente

- Non azzardarsi a muovere un ferito che appaia seriamente colpito, prima dell’arrivo dell’ambulanza.

- Solo se è assolutamente inevitabile spostarlo (ad es. perchè non si riesce a fermare il traffico) trascinarlo con l’aiuto di un panno, o una coperta, senza movimenti bruschi.

- Se il ferito non respira bene, verificare cosa può ostruirgli la respirazione (vedere se la bocca è libera, aprire il colletto, slacciare la cintura)1

- In attesa dell’ambulanza, in presenza di emorragie venose di rilievo (sangue rosso scuro che cola in modo costante), cercare di tamponarle premendo sulla ferita con garze o fazzoletti puliti. Per le emorragie arteriose gravi vedi pag.13.

- Coprire e tenere caldo il ferito.

- Sopra ogni cosa: chiamare subito il 118 indicando con precisione il luogo del sinistro e le persone coinvolte; è fondamentale rispondere con calma alle domande dell’operatore che deve decidere quale mezzo di soccorso inviare.

- La Croce Rossa Italiana organizza periodicamente corsi di primo soccorso aperti a tuttti presso le sedi delle delegazioni provinciali. Diamo quì alcuni cenni meramente informativi sul soccorso al ciclista infortunato non cosciente, in attesa dell'ambulanza.

• accertare se l'infortunato respira (il torace si solleva, il soggetto non è cianotico, si nota l'alito, il cuore batte, cioè si sente, mettendo indice e medio a lato della trachea, il polso cosiddetto carotideo) o non respira (torace immobile, niente alito, soggetto cianotico - labbra e unghie bluastre).

• l'infortunato incosciente che respira senza fatica va posto in "posizione laterale di sicurezza"

per evitare il rischio di soffocamento causato dalla lingua o da vomito. Si distende l'infortunato su di un fianco, braccia allungate sullo stesso lato; testa di lato su cuscino o similare, arrovesciata all'indietro (per far passare l'aria); gambe nella posizione della fig.10. IMPORTANTE: MAI ADOTTARE QUESTA POSIZIONE (nè quella antishock, cioè bacino e gambe più alte del capo), NÉ ESTENDERE IL CAPO O ROVESCIARE LA TESTA SE SI SOSPETTA UNA LESIONE ALLA COLONNA VERTEBRALE (indizi: l'infortunato ha battuto la schiena e, se cosciente, accusa dolore in un punto della colonna, o ha formicolio, o insensibilità, o immobilità agli arti, o se perde urina e feci).

• se la persona non cosciente non respira e non c'è battito cardiaco si deve praticare subito la respirazione artificiale bocca a bocca associata al massaggio cardiaco esterno (MCE) per evitare la morte.

L'MCE fa circolare il sangue che viene ossigenato dalla respirazione artificiale.

• vediamo prima come si pratica la respirazione bocca-bocca (utile anche, senza MCE, quando il cuore batte per sostenere una respirazione difficoltosa del ferito). a) iperestendere la testa (capo all'indietro, mento in alto, lingua spostata), purchè non si sospetti lesione alle vertebre cervicali. Liberare la bocca da corpi estranei, slacciare colletti, ecc.

b) chiudere il naso dell'infortunato

c) applicare la propria bocca sull'altra bocca; insufflare ogni 4-5 secondi controllando se si muove il torace dell'infortunato. In alternativa alla bocca si può avvolgere il naso.

d) tenere d'occhio il polso e continuare anche a lungo la pratica fino alla ripresa autonoma della respirazione.

• vediamo ora come fare l'MCE (infortunato disteso su piano rigido); non praticarlo se c'è battito cardiaco autonomo nel soggetto

a) il punto di applicazione dell'MCE è circa tre dita sopra la punta dello sterno (es. misurare lo sterno, dividere a metà e  fare l'MCE subito sotto tale metà)

b) mettere le mani a piatto una sull'altra (dita staccate dal petto dell'inforunato)

c) eseguire compressioni elastiche a braccia rigide perpendicolarmente allo sterno, affondando la compressione per circa 4 cm. (ritmo una compr./secondo per adulti, 80-100 al minuto per bimbi )

• Vediamo l'azione rianimatoria combinata di respirazione artificiale e MCE, che vanno praticati sempre alternati, mai in contemporanea

a) prima di cominciare, provare a dare un pugno sui due terzi inferiori dello sterno: poterbbe riavviarsi il battito

b) testa iperestesa, naso chiuso, fare 2-3 insufflazioni

c) dopo ciò, 15 compressioni di MCE

d) 2 insufflazioni

e) 15 compressioni, e procedere così con lo schema 15-2-15 fino alla ripresa del battito regolare

f) non continuare l'MCE se c'è ripresa del battito autonomo

g) non disperare se non c'è ripresa immediata; proseguire, controllare ogni 2-3 minuti il polso carotideo

h) dopo la ripresa continuare il controllo del polso per intervenire in caso di un altro arresto

Casi particolari d'infortunio

Traumi cranici: mai sollevare gli arti inferiori; se c'è frattura cranica e sanguina un orecchio  mantenere la posizione della vittima dalla parte dell'orecchio sanguinante e non tamponare. Evitare contatto tra materiali non sterili e materia cerebrale eventualmente esposta. Attenzione al vomito (soffocamento; eventuale posizione di sicurezza con cautela).

Lesioni di colonna: niente spostamenti anche se minimi

Frattura di femore e bacino: non muovere il soggetto (il fratturato al bacino può essere messo a gambe flesse)

Traumi al torace: se c'è una ferita al torace e si ode un fischio o soffio, è aria: fondamentale chiudere la ferita in ogni modo (anche la mano) per evitare una morte rapida Emorragie arteriose gravi: si riconoscono perchè il sangue esce a violenti zampilli intermittenti ed è rosso vivo. Occorre comprimere a distanza per bloccarle, cioè schiacciare forte un punto dell'arteria tra cuore e ferita. Rischio di morte se non si bloccano in fretta.

Ciclisti in maschera?

In Torino esistono otto centraline del Comune per il monitoraggio dei dati sull'inquinamento. E’ fondamentale la collaborazione dei cittadini affinché sottopongano i loro veicoli ai controlli obbligatori disposti dal Comune (Bollino Verde).Tra l’altro, un motore in ordine consuma anche meno. Si vedono alcuni ciclisti dotati di mascherine: occorre attenzione nell’acquisto. Alcuni modelli proteggono effettivamente solo dalle polveri e nulla possono contro i particolati degli agenti inquinanti. Le maschere utili a questo scopo hanno filtri delicati da cambiare spesso. E’ sufficiente che la maschera non aderisca perfettamente per vanificarne l’utilità. Il ristagno di aria che inevitabilmente si forma nella maschera può agevolare le infiammazioni delle vie respiratorie.

LA SICUREZZA MONTATA SULLA BICI

Una taglia per la bici

Pedalare su un mezzo non adatto alla propria taglia può, alla lunga, causare vari problemi: ad esempio all’anca, bacino, colonna e addirittura prostata (schiacciamento) e polsi (eccessiva tensione)!

Ogni telaio ha una misura

Anche i telai economici hanno una loro misura (indicata con K in figura), espressa in centimetri, che coincide con la lunghezza del tubo piantone “da centro a centro”. Le lunghezze degli altri tubi nei prodotti economici sono standard in proporzione a questa.

Ogni ciclista ha la sua taglia

Per capire qual è la misura di telaio adatta, il ciclista deve misurare la lunghezza dal cavallo (pavimento pelvico) al suo piede (piedi distanziati di 15 cm. e scalzi) e moltiplicarla per 0,66 (sottrarre al prodotto 5 se è MTB).

La sella

E’ preferibile una con profilo anatomico, anche se un po’ meno comodo. Non deve mai essere inclinata verso l’alto.

Il cannotto non deve mai svettare sul telaio più di 15-18 cm. su bici non MTB.

Il manubrio

Gli assetti corsa lo esigono molto basso rispetto alla sella. Meglio non esagerare se si vuole più comfort (2-5 cm.). Il manubrio da corsa è meno adatto per la città, la posizione che bisogna mantenere più scomoda, i doppi freni alla francese sono inaffidabili.

In conclusione

Una bici fa grosso modo per noi se, rispettate le condizioni viste sopra, stando in sella a bici diritta sfioriamo terra e se, cavalcando il tubo orizzontale del telaio ci sono circa 3 cm. tra il tubo e il nostro cavallo (un palmo per le MTB, calcolato al punto più alto del tubo). In ogni caso, quando siete in sella, l’estensione della gamba con il pedale nella posizione più bassa deve essere quasi completa (salvo una leggera flessione).

Verifiche di sicurezza all'acquisto della bici

- Siano ben serrati e senza giochi: manubrio, pedali, pedivelle, leve freni, pattini dei freni (serrati al freno), la serie sterzo interna (frenare con il freno anteriore e tirare e spingere a scatti la bici: se si sentono come dei colpetti tra attacco manubrio e telaio, ci sono dei giochi nella serie sterzo). - Fate girare le ruote sollevate da terra: sono tollerabili oscillazioni della ruota (osservabili controllando lo spazio fra pattino e cerchio) al massimo di 2 mm. Se la ruota non gira con facilità, potrebbero essere stati serrati troppo i cuscinetti dei mozzi. - Le valvole delle camere d’aria siano perpendicolari al cerchio e il copertone sia ben cacciato nel cerchio. - Esaminate a fondo il telaio alla ricerca di eventuali, pericolose fessurazioni, anche molto piccole. (controllare in particolare nelle zone vicino allo sterzo, reggisella, movimento centrale e tra le congiunzioni se ci sono e i tubi) - Se il cannotto reggisella rimane scalfito nella parte che si cala dentro il tubo piantone, ci sono anomalie in questo tubo. - Controllate azionando con le mani i pedali all’indietro che non ci siano attriti per maglie difettose della catena. - Verificate che i pattini facciano presa sul cerchio senza bisogno di stringere a fondo le leve-freno. - Fate un po’ di cambiate di prova. - Chiedete garanzie scritte specifiche su telaio e componenti (diffidare di chi dice “la nostra garanzia è il nostro buon nome”; se si ha un “buon nome”, non si deve temere di dare una buona garanzia). In ogni caso bisogna conservare lo scontrino fiscale (in assenza di garanzia specifica è l’unica prova per le garanzie di legge contro i “vizi” della cosa venduta). - E' garanzia di serietà del venditore l'offerta di “tagliandi” nel post-vendita (servono alle bici come alle auto!) compresi nel prezzo e la cura nella regolazione di assetti e parti meccaniche.

Avvisatori acustici

Evitare i campanelli in plastica, fragili.

Abbiamo dei nuovi prodotti,  in metallo, importati dalla Cina, come il campanello “Din Don” di dimensioni decisamente maggiori e dotato di campana grande e più rumorosa, e quelli “ rotativi”, anch’essi di grandi dimensioni e ancor più rumorosi. Entrambi costano intorno ai 5 € e garantiscono un’intensità di suono pari a 75/80 Db.

Passando ai campanelli di tipo elettronico, ce ne sono di dimensioni più contenute con frequenza alternata a due tonalità e intensità sonora pari a 75/80 Db.: costano circa. 8.00 € e sono molto utili per la città. Altri dispositivi, da 90 Db, costano circa 15 €.

Freni

La qualità della frenata dipende anche dal cerchio (che nelle bici da città è quasi sempre in acciaio) e dall’attrito che esercita il pattino su di esso, specie in caso di pioggia: in questo senso è consigliabile il cerchio in lega leggera d’alluminio, che è più repellente all’acqua e presenta una leggera satinatura, per cui, essendo più ruvido, assicura maggiore attrito. Sgrassate i cerchi con l'aceto. Sarebbe opportuno lubrificare le parti di trasmissione dell'impianto frenante e scegliere sempre cavi in acciaio inossidabile. Occorre frenare sempre con piccoli colpi regolari per evitare il bloccaggio delle ruote. In caso di lunghe discese i pattini  surrriscaldati possono lasciare frammenti di gomma sul cerchio, da rimuovere. Pulite i pattini con acetone.

Non sono necessari nel traffico urbano dei costosi freni a disco, oppure di tipo idraulico (rispettivamente 350 € ca. e 500 € ca.), buoni freni cantilever o “a ganascia” sono più che sufficienti. Purtroppo le biciclette in circolazione, soprattutto quelle acquistate attraverso la grande distribuzione, sono equipaggiate con componenti di basso livello (assolutamente da evitare ad esempio le leve dei freni in plastica, e attenzione anche alla qualità dei pattini o a quella dei cavetti dell’impianto!) e frequentemente gli utenti quotidiani della bici, specialmente se hanno i cerchi d’acciaio, hanno dei grossi problemi in frenata. Un buon compromesso, in grado di offrire sufficienti garanzie, è rappresentato da un freno posteriore A TAMBURO e da un freno anteriore CANTILEVER o A GANASCIA: un buon impianto frenante di questo genere non costa meno di 40 €

Luci

L’impianto classico (che costa tra 10 e 15 €) presenta, oltre alla dinamo, un fanale con luce a incandescenza anteriore. Oggi si può avere, con una spesa di 5 € aggiuntivi, un più moderno faro ALOGENO che è già un vero e proprio proiettore, con un buon fascio di luce. Esiste un tipo di dinamo centrale (non quindi laterale, sulla forcella) con un rullino che agisce sul copertone: costa circa 20 € ma è molto più funzionale, anche se usura maggiormente il copertone.

• Impianti a batteria: sono costituiti da un faro anteriore alogeno, alimentato da 2 batterie, che offre un ottimo fascio di luce, ma purtroppo scarsa autonomia ( non più di 6 ore).

Per quanto riguarda le luci posteriori, si vanno diffondendo i fanalini “FLASHING LIGHT”, caratterizzati da una serie di “led” (talora intermittenti) ad alta luminosità e basso consumo: sono alimentati da 2 batterie ed hanno un’autonomia molto elevata (più di 500 ore), costano ca. 10 € e sono visibili a 500/600 m. di distanza. Ne è stato ultimamente diffuso un altro tipo, un lampeggiante a luce stroboscopica, che dà una luminosità ancor più elevata, pur con la medesima durata; il prezzo è di 25-30 €.

• Catadiottri: oltre al tipo tradizionale ancorato ai raggi delle ruote, è oggi in circolazione un particolare tubicino, da inserire tra un raggio e l’altro, nel diametro interno del cerchione, ricoperto da una speciale pellicola gialla ad altissima rifrangenza. E’ una soluzione decisamente migliorativa e costa solo 13 € la coppia.

ATTENZIONE. Ricordarsi di pulire ogni tanto il fanale. Fare attenzione alla direzione del fascio di luce, che non deve essere rivolto verso la ruota ma in profondità! Se si ha il portapacchi anteriore, montare il fanale in punta al portapacchi.

Dovendo scegliere un casco ed un impermeabile, tanto vale prenderli chiari; alcuni caschi hanno piccoli catarinfrangenti.

Specchietto

In tema di sicurezza, questo è un accessorio utilissimo, specialmente in città: è consigliabile il tipo PARABOLICO, che costa sui 9 €. Gli attuali specchietti sono adattabili anche alle bici da corsa.

CICLISTA E TRAFFICO CITTADINO

 

Le situazioni di pericolo

In USA... Dati statistici (1) mostrano che gli incidenti tra bici e auto sono circa il 17% del totale degli incidenti in bici (ma sono spesso quelli con le conseguenze più gravi), percentuale uguale a quella dei “conflitti” bici-bici. L’insidia più grave per il ciclista è la perdita di controllo autonoma del mezzo (50%).

Il pericolo maggiore nella coabitazione auto-bici appare la mancata precedenza (causa il 48% dei sinistri auto-bici), seguita dal procedere contromano e dalla svolta di auto che tagliano la strada.

...In Europa...

Gli automobilisti sono responsabili del 79.3 % di incidenti con i ciclisti in Italia, del 76.1 in Germania e del 55 in Francia. Un campione europeo di ciclisti, intervistato nel corso di un’indagine sulla sicurezza stradale2 si è dichiarato al 90% favorevole alle piste ciclabili, intese come reazione estrema all’indisciplina delle auto (il 60% le avverte come minaccia).

 Situazioni di pericolo percepite dal campione europeo

In Italia

un campione intervistato dalla rivista Cicloturismo (n.8/1993) lamenta, rispetto ai ciclisti europei, una condizione particolarmente disastrata delle strade (buche, tombini montati di traverso e fondo sconnesso). Quasi il 90% del campione ammette di essere indisciplinato (il 38% occasionalmente, il 34% abbastanza spesso). Per il 90% auto e camion sono i veicoli più pericolosi. Meno del 3% ritiene che siano le altre bici le insidie maggiori. Una curiosità: il 40% del campione lamenta il pericolo rappresentato dai cani randagi sulle strade extraurbane.  

...a Torino...

Una ricerca condotta su un campione casuale di giovani ciclisti urbani torinesi3 ha mostrato quanto segue: INCIDENTI: il 31% del campione ne ha avuto almeno uno. Ecco il dettaglio delle dinamiche e delle cause.

CONFLITTI CON PEDONI:  il 31% del campione lamenta conflitti con i pedoni, il 10% del campione globale, non solo circola sui marciapiedi, ma si lagna pure della presenza dei pedoni.

Problemi sui marciapiedi o sotto i portici  11%

Conflitti sulle piste ciclabili  4%

In generale i pedoni che non guardano  9%

Varie 7%

CONFLITTI CON LE AUTO: circa il 25% del campione ha avuto un incidente con le auto.

INCROCI PERICOLOSI: anche se la ricerca non l'ha specificamente evidenziato, è una causa di pericolo la forma di determinati incroci detti "ammazza-ciclisti". In questi casi il rimedio migliore è ridisegnare in toto l'intersezione. Ecco un esempio di incrocio critico.

PERICOLI NELLA CIRCOLAZIONE:
elenchiamo i problemi più frequenti evidenziati dai ciclisti ed alcune possibili contromisure atte a ridurre, almeno in parte i rischi

Problemi   Soluzioni  

DA AUTO
apertura improvvisa portiere
immissione improvvisa nel flusso di traffico
Auto: svolta improvvisa a destra tagliando la strada
Auto: troppo vicine alle bici
Auto: eccesso di velocità
CAUSE VARIE
Binari del tram
Svolta a sinistra (se non c'è il semaforo)
Tombini mal montati e buche

 
Occhio al conducente
Stare almeno un metro dalle auto parcheggiate  
Girarsi indietro prima dell'incrocio. Ascoltare le scalate di marcia  
Usare la paletta distanziatrice  
Interventi a livello strutturale. Moderazione del traffico motorizzato  
Affrontarli il più perpendicolarmente possibile, soprattutto con la pioggia  
Anticipare la manovra, rinunciare se è troppo tardi  
Prestare massima attenzione  

CHI ROMPE, PAGA?

Consigli legali in caso di incidente

Quando è coinvolto in un incidente, il ciclista, nel più fortunato dei casi, è sotto choc. Se non ha dolori insopportabili, può essere spinto a minimizzare l’ accaduto, mandare tutti al diavolo e tornare a casa. E’ in una condizione del tutto sfavorevole per pensare a tutelare i propri diritti. Eppure proprio subito dopo un incidente ci sono alcune cose importanti da fare per garantirsi che al danno non seguano beffe. Essere insieme ad altri pedalatori è un aiuto prezioso, così come è utile che altri ciclisti, anche sconosciuti, si fermino a soccorrere e confortare il collega infortunato.
Ecco come aiutarlo.

Cosa fare subito dopo l'incidente

- Se ci sono responsabili, chiamare la polizia municipale che effettuerà rilievi e riscontri. Un verbale di un’autorità di polizia può essere decisivo per l’accertamento delle responsabilità - Annotarsi gli estremi di persone e veicoli coinvolti e loro compagnia assicurativa. Chi è coinvolto in un incidente ha l'obbligo di fermarsi e di fornire le generalità e “altre informazioni utili anche ai fini risarcitori” alle persone danneggiate (artt.189 comma1 e 4 c.s.). Non accettare denaro (“per chiuderla qui”) da persone non identificate che poi si dileguano:  se poi emergono danni fisici o al mezzo nelle ore post-incidente non si potrà più individuare il responsabile. - Annotarsi gli estremi dei testimoni. Spiegare che il disagio per un testimone spesso, se non c’è causa, è limitato a una firma sotto una dichiarazione. - Se si ha una macchina foto,scattare foto utili a chiarire la dinamica - Se si è caduti per colpa di buche o anomalie della strada dovute ad incuria fare accertare la circostanza dagli agenti o da testimoni o con foto. L’ente proprietario della strada è responsabile dei pericoli creati ai veicoli da manutenzioni negligenti (es. tombino montato male). - Accompagnare tempestivamente anche l’infortunato non grave presso una struttura sanitaria pubblica per la diagnosi delle lesioni (le assicurazioni sono restie a riconoscere diagnosi troppo tardive).

Cosa fare nei giorni seguenti

- Se si è titolari di polizza assicurativa infortuni effettuare la denuncia di sinistro nei modi (di solito raccomandata) e nel termine (sovente brevissimo, tre giorni) prescritti in polizza - Raccogliere tutta la documentazione medica e quella relativa alle spese - Inviare, meglio se con l’ausilio di un legale, lettera raccomandata al responsabile dell’incidente (o alla sua Assicurazione) chiedendo il risarcimento danni e fissando un termine per la risposta (a favore delle Assicurazioni è per legge 60 giorni). Mettere a disposizione di eventuali periti la bici sinistrata. Se la si vuole far riparare, fotografarla e chiedere al riparatore una relazione. - Se la lettera non ha esito, valutare con il legale se andare in causa (penale: querela entro tre mesi dal fatto; causa civile: citazione entro cinque anni, o due in caso di incidente senza lesioni fisiche). - Non avere mai fretta di “chiudere” firmando dichiarazioni liberatorie che non coprano postumi o complicazioni.  

Le polizze assicurative infortuni

Si vanno diffondendo le polizze infortuni, sia specificamente legate alla pratica della bici, sia di tipo generale: occorre leggere bene le clausole (specie quelle vessatorie per le quali viene chiesta una seconda firma sotto formule del tipo "approvo ai sensi dell'art.1341 c.c.") e verificare che:

Inoltre vanno esaminati anche i propri obblighi (di denuncia tempestiva, di conservazione di documentazione e ricevute, di disponibilità a visite mediche - fatevi garantire che si svolgano nella vostra città - etc.)

Il recente recepimento di norme CEE fa sì che le Compagnie non possano più riservarsi clausole di recesso (cioè “ritiro”) unilaterale in caso di sinistro.

Le polizze assicurative "Responsabilità Civile"

Il ciclista, oltre a subire danni, può farne. Queste polizze coprono il rischio della responsabilità civile indennizzando il ciclista chiamato a risarcire un danno. Di norma la copertura si ottiene sottoscrivendo polizze del tipo "R.C. Famiglia". Anche qui occorre valutare con cura il rapporto tra premio pagato e copertura assicurativa effettiva. In Svizzera l’assicurazione Rc bici è obbligatoria e ogni bici espone un talloncino-ricevuta.

NOTA
1. Il diritto all’indennizzo verso la Assicurazione si estingue per prescrizione dopo un anno dal fatto. Per evitare ciò, non lasciar mai trascorrere un anno senza rinovare la propria richiesta scritta di indennizzo.

Consulenti scientifici dell'opera:
• dott. Bruno Sancineto, costruttore di biciclette, Torino  
• dott.Fabrizio Verzini, medico chirurgo, specialista in Medicina dello Sport, consulente Federazione Ciclistica Italiana  
• dott. Daniele Franceschini, medico chirurgo
• avvocato Mauro Vergano Ringraziamenti:  
• Croce Rossa Italiana, Comitato di Torino, dottori Calvano e D'Antuono  
• Biblioteca dell'Istituto di Medicina dello Sport di Torino  
• Gianni Catania, Alberto Collidà, Federico Germano, Angelo Maestri, Andrea Martina, Mino Rosso
• I disegni a pag.18 e19 sono tratti dal libro "Il ciclista" della Casa Editrice Ulrico Hoepli

Testo a cura di Massimo Vergano. Progetto grafico e impaginazione a cura di Antenore Vicari.